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Immagine del redattoreOlga Nickole Kuyan

Un solo uomo

Pontem Mundus s.p.d. S.V.B.E.E.Q.V. il male entra nella nostra vita, nel mondo non in modo astratto, di per se, ma a causa di un uomo, e basta un solo uomo per la sua entrata. E con il peccato entra la morte. Ma anche la grazia di Dio, e il dono concesso in grazia del solo uomo Cristo, si sono riversati in abbondanza su ognuno di noi, sul mondo.

"Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo. Come dunque per la caduta di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l’opera giusta di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione, che dà vita. Infatti, come per la disobbedienza di un solo uomo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti. Ma dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia. Di modo che, come regnò il peccato nella morte, così regni anche la grazia mediante la giustizia per la vita eterna, per mezzo di Gesù Cristo.."- ci spiega San Paolo oggi. Ecco, io vengo per fare la volontà di Dio. “Col sì del mattino tu accetti l'imprevisto, sei d'accordo con ciò che non conosci, concedi libertà d'azione al Dio sorprendente, ti dichiari disponibile a seguire le traiettorie impensate e impensabili dello Spirito Santo.” Alessandro Pronzato mi ricorda stamane che devo dire ‘sì’, che la prima parola da far nascere, partorire è il mio ‘sì’, che senza quel sì inizia solo una giornata, ma non la "mia".. E’ presto, e fuori piove, all’orizzonte ancora non c'è neanche un chiarore e fra poco il cielo si farà azzurro. Per ora è buio. I gabbiani sembrano chiacchierare del più e del meno, mentre le case sono ancora intente ad ascoltare il silenzio della notte, dipinta nelle loro ombre. Chi/che cosa viene di notte? Dio viene di notte, è venuto di notte, e verrà di notte: “Quando il Figlio dell’uomo verrà, troverà ancora la fede?”. Può darsi che sia già più tardi di quanto crediamo, e Dio ci chiede di vegliare in queste tenebre che avvolgono la terra, non dormendo ma restando vigili, spiritualmente svegli, più sicuri della Sua venuta che colui che veglia di quella dell’aurora. Viene l’ora in cui tutto si svela, in cui strapperà per sempre il velo che ci privava della Sua vista... Abbiamo un solo modo per risorgere, per riscattare noi stessi dal nostro egoismo che ci tiene imprigionati dentro un muro tra noi e il mondo: affrontare l’avventura dell’amore, donarsi sempre e comunque, sganciandoci dai nostri rancori, dal nostro piccolo orgoglio, dalle nostre sicurezze. Solo questo ci fa uscire dalla tomba, da quella morte che spesso ci portiamo dentro, che ci fa essere muti e sordi davanti all’altro. Il mondo è il grande spartito che Dio ci mette davanti: a noi sta tutta la creatività di metterci le note più belle, quelle dell’amore, le uniche note che rimarranno immortali davanti alla fine di ogni cosa. "...Dunque non siete più di passaggio, né stranieri, ma fate parte della città dei santi, della famiglia di Dio…”. Che parola meravigliosa ci rivolge Dio Padre, e com’è esigente! Cogliamo tutti i mezzi di santificazione che Dio mette a nostra disposizione affinché possiamo rispondere in egual misura alla grazia che fa scendere su di noi nell'uomo Cristo. Disponiamo la nostra anima all`unione con il Verbo divino incarnato affinché noi facciamo veramente parte della famiglia di Dio...

"Parlo dell’anima potrei dire il corpo Il legno di questo tavolo o il tessuto dei tuoi vestiti potrei dire ogni cosa l’anima non è altro che l’invisibile e l’invisibile è tutto ciò che vediamo o piuttosto tutto ciò che sotto i nostri occhi chiede di essere visto dispera di essere visto chiama chiama chiama..' (Christian Bobin, “La vita e nient’altro")

Vince la vita, basta saperla ascoltare, basta andarle incontro nelle cose che ci circondano. E si scopre il suo nascosto essere, sì perché la vita è ciò che non si vede intorno a noi e nelle cose. La vita è lì dappertutto... Che nuovi mezzi regalerà il giorno che arriva? Una poesia di Cinzia mi fa spalancare le braccia al nuovo: “corri, corri con le braccia aperte spalancate verso gli altri e il mondo e il tuo cuore gioirà ancor di più da lungo attende parole nuove” Apriamo con fiducia i nostri cuori alla grazia salvifica di Cristo. Un giorno eravamo senza Cristo, esclusi dalla storia di Dio. Adesso grazie a Dio, la lontananza e l’estraneità sono state superate. Le apparenze non riescono a rendere visibile tutto il mistero che vive nell’intimo di ogni anima vera.... Il brano evangelico di oggi ci parla dei discepoli di Gesu che vivono nell’operosa attesa del Suo ritorno. Non ci si deve assopire neppure per un attimo, con calcoli e rimandi estremamente imprudenti e che potrebbero risultare fatali. Non è la prima volta che siamo invitati a guardare oltre il concreto oggi e il concreto domani. Di qui nasce un atteggiamento di fondo: se vogliamo “assicurarsi sulla vita”, se vogliamo dare uno sbocco sicuro e positivo alla propria esistenza ed essere davvero felici, dobbiamo vivere nell’attesa ed essere pronti, con la cintura ai fianchi (come gli antichi ebrei che si apprestavano a lasciare l’Egitto in Es 12,1 1), per andare incontro a Dio che viene. Dio viene di notte... L’allusione al libro dell’Esodo è significativa: quando verrà Dio andremo con Lui altrove, là dove è il nostro tesoro (12,34).. Comunque, Luca non insiste su questo e preferisce mettere l’accento sul fatto che Dio viene di notte e che osserva la nostra attesa, il modo in cui accogliamo il proprio Genitore.. Le immagini del testo vanno in questo senso e se ne spiegano i motivi. Le lampade devono stare accese; i servi svegli e pronti al servizio, perché non sanno quando il loro padrone ritornerà: può essere presto, o a mezzanotte, anche più tardi. Certo è, però, che non ci sarà tempo per prepararsi: perché non sappiamo a che ora verrà, così come quando viene il ladro. Può non piacere l’analogia “ladro – Figlio dell’uomo” (Gesù), ma la durezza dell’immagine imprime meglio la verità “non sapete a che ora verrà”. Anche l’immagine “servi-padrone” appare urtante: è l’eco di un tipo di società che oggi vorremmo superata. Gesù però l’addolcisce. Egli non si sente un padrone come gli altri, anzi, quel mettersi il grembiule per servire dice che Gesù non si comporta con noi da padrone, ma da servo (12,37). Noi, quindi, aspettiamo Dio che si è fatto nostro servo... Oggi Gesu ci ricorda che la vita è un cammino verso l’abbondanza; pertanto, siamo chiamati a far fruttificare tutti i talenti, senza mai dimenticare che «non abbiamo qui la città stabile, ma andiamo in cerca di quella futura». In questa prospettiva, ogni istante diventa prezioso, per cui bisogna vivere e agire su questa terra essendo la parte della famiglia di Dio. I piedi sulla terra, camminare sulla terra, lavorare sulla terra, fare il bene sulla terra e il cuore gioioso della famiglia di Dio Padre.. La vie passante è la vita brulicante, la vita che pullula di vita. La vita che sempre fa da sfondo all'opera di Bobin ",La vita e nient'altro". Una lunga lettera scritta in forma di poema senza alcun tipo di punteggiatura. Un tentativo di dare al lettore il ritmo della lettura. Il destinatario è una scrittrice di origine ucraina che vive ormai in Francia da diversi anni, Nella Bielski. La scrittura, il leggere, la solitudine, i volti, le nuvole, gli angeli, l'infanzia sono questi i temi che si rincorrono in questa lunga lettera. Mentre leggiamo, ci sembra quasi di sentire il fruscio della penna sul foglio, tanto è il silenzio che Bobin riesce a riportare dentro di noi. Da sempre, la scrittura di Bobin è rivolta alla luce quasi il foglio bianco avesse bisogno di assorbirne il più possibile. Bobin non vuole trattenere il buio o portare l'oscurità sulla pagina. Di questo nero la vita ce ne dona in abbondanza. Ed è per questa ragione, e non per sentimentalismo, che Bobin cerca di restituire sulla pagina bianca tutta la leggerezza che incontra nei gesti della vita quotidiana... “Non c’è altra leggerezza / se non quella dei gesti /che liberano la vita quotidiana […] / Nessun’altra grazia che questa /che è la sola che abbiamo / la vita il quotidiano la vita / la vita la vita la vita”. Come stendere i panni per lasciarli ad asciugare all'aria. Come fanno le madri nel campo di transito prima di salire sui treni che le condurranno alla morte. La forza dei gesti che Bobin riprende dai pensieri di Etty Hillesum. Mi ricordo di un diario scritto da un’Ebrea pochi giorni prima della sua morte. È in un campo di transito. Ieri la vita il lavoro l’amore. Oggi la sete la fame la paura. Domani nulla. Il treno che la porterà verso il domani è sulle rotaie controllato da meccanici scrupolosi. Il treno che correrà incontro a un domani senza consistenza incontro a un giorno senza giorno. Questa donna guarda attorno a sé e verso l’ultimo mattino descrive ammirata i panni dei bambini che le madri hanno lavato nella notte e messo ad asciugare sul filo spinato. Racconta quanto quella vista le dia conforto le doni un cuore contro cui vengono a colpire invano l’abbaiare dei cani le grida dei soldati lo sbuffo pesante dei treni piombati...

Forse oggi sarà un giorno tra quelli da ricordare… “Forse” è la parola più bella del vocabolario italiano, perché apre delle possibilità, non certezze. Perché non cerca la fine, ma va verso l'infinito.” Così scrive Giacomo Leopardi, girandosi in bocca quel ‘forse’ come un nocciolo d’oliva, come una perla preziosa da ammirare o un riccio di castagna da accarezzare con leggerezza. Mi piace il ‘forse’, e oggi me lo terrò vicino, e sono certa mi aiuterà ad aprire la mente, ad essere più attenta a ciò che c’è, ad immaginare la vita un dono prezioso, sapendo che “l'età non conta, tanto tutto ciò che non è successo in una vita, può succedere in un attimo!” Una domanda Madeleine Delbrel mi consegna da portarmi in tasca come un fazzoletto: “Mio Dio, se tu sei ovunque, com’è possibile che io sia tanto spesso altrove?”

Dies sint tibi laetitiae ac successuum pleni!


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