PONTEM Mundus s.p.d. S.V.B.E.E.Q.V. Oggi e' il tempo dell’attesa e della speranza. Che cosa attendete? In che cosa sperate voi?
Io - che venga Cristo, Sophia! In che venga Cristo, Sophia, che voglio rivivere, preparandomi più profondamente nello Spirito per la vita in abbondanza! Oggi è il tempo della nostra terra, della nostra citta, dello nostro studio, affamati dello Spirito. Oggi è il tempo dei nostri desideri più nobili che più coscientemente convergono verso Dio, e che devono cercare in Cristo, nel mistero di Sophia, il loro compimento. Oggi e: il tempo di silenzio e di raccoglimento, in cui ci sforziamo d’ascoltare la Parola che vuol venire a noi, e di sentire i passi che si avvicinano. La Parola di oggi non è di immediata comprensione per chi non ha abbastanza familiarità con l’Antico Testamento. Il libro di Giona, che ci racconta la storia del profeta inviato ad annunciare la distruzione imminente della città di Ninive, prima scappa, poi viene inghiottito da un pesce e dopo tre giorni esce dal ventre del pesce per recarsi a Ninive a predicare. .. Giona, pavido profeta, venne inghiottito da un pesce in mare aperto e poi ributtato sulla terra per compiere finalmente la sua missione secondo la colorita parabola che lo descrive. Così Gesù resterà per tre giorni nel ventre della morte prima di ritornare in vita. La resurrezione è il grande segno da riconoscere, la grande novità del nostro oggi! Sappiamo riconoscerlo? Certamente, oggi ci raggiungerà qualcosa di miracoloso!: magari una telefonata, un'incontro, un raggio di sole che ci raggiunge in casa, questo messaggio che state leggendo.. Puro spirito è ovunque, non ha limiti, non conosce finitezza e soprattutto si nasconde nelle cose più semplici: può stare in una poesia, in una frase, in un abbraccio, in un semplice sguardo. Lo Spirito non ha bisogno di grandi cose ma rende grandi le cose più piccole..
«Quando sono debole è allora che sono più forte» …
«Ti basta la mia grazia; la mia potenza si esprime nella debolezza. Mi vanterò quindi volentieri delle mie debolezze, perché si stenda su di me la potenza di Cristo» (2 Cor 12,9). Questa frase on equivale ad un "mea culpa" o a un disprezzo di se stessi, ma è la consapevolezza di una potenza infinita che già abbiamo in noi e che dobbiamo solo far emergere; una potenza, che va oltre le capacità sensoriali e mentali e che costituisce la fonte della fiducia in se stessi. È quella potenza che accolse Gesù. La debolezza e la coscienza di esserlo predispone il soggetto a porsi in posizione di apertura e disponibilità che è una postura molto feconda perché permette l'accoglimento della fecondazione che viene dallo Spirito divino. In effetti è la stessa situazione di pronta accoglienza di un campo preparato per la semina. Il riferimento al divino è importante poiché si riconosce l'esistenza di qualcosa di più grande a cui ci si abbandona con fiducia. Questa d'altra parte è una situazione evolutivamente positiva. Il soggetto evolutivo che "procede verso" è proprio di chi accetta il cambiamento ed accoglie. L'altra situazione, quella che si chiude, è di chi si predispone a procedere e a divenire ramo secco, vicolo cieco. Bisogna considerare anche il valore del "vuoto" quando è coscienza di una mancanza, che provoca come un vortice che attira proprio ciò che manca. Lasciamo perdere ciò che ci distrugge e tratteniamo tutto ciò che ci dà luce, pace, che ci riscalda il cuore. .
Non considerare le critiche, non è un giudizio sulla tua/mia vita che può cambiare il nostro cuore ma solo qualcuno che ci sa vedere in profondità. Non è chi entra a gamba tesa nella nostra vita, chi si ferma alla superficie, ai nostri atteggiamenti esteriori, che ci conosce davvero, che sa ricrearci da zero.
Oggi è il tempo dell’accoglienza in cui tutto cerca di aprirsi, in cui tutto vuol dilatarsi nei nostri cuori troppo stretti, al fine di ricevere la grandezza infinita del Dio che viene a noi...
Dies sint tibi laetitiae ac successuum pleni!
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