Pontem Mundus s.p.d. S.V.B.E.E.Q.V.
Scruto i segni del tempo ed ecco che sono brevi: la Morte è sempre vicina a noi come la vita in abbondanza lo e'. La morte e' lo specchio della vita che facciamo. La misera vita- la misera morte. La morte-atto eroico- la vita felice in abbondanza. Loro sono i lati opposti della stessa medaglia. La morte.. non serve temerla come una catastrofe, ma temere piuttosto che il termine arrivi senza che noi felici abbiamo vissuto in abbondanza...
"La vita è la cosa più preziosa che l'uomo possiede. Gli viene data una sola volta, e bisogna viverla in modo da non dover rimpiangere amaramente gli anni trascorsi senza uno scopo, in modo da non dover provare vergogna di un passato vile e meschino; e in modo da poter dire, morendo: ho dedicato tutta la mia esistenza e tutte le mie forze a ciò che di più bello esiste al mondo, la lotta per la liberazione dell'umanità.." (Nikolai Ostrovsky, Come fu temprato l'acciaio, Roma, Red Star Press, 2015). Dobbiamo avere senza sosta questo sentimento d’urgenza e di necessità della vita in abbondanza, in Cristo, in Amore!
La vita in abbondanza, la pienezza della vita dell'uomo troviamo anche nel brano della lettera ai Romani. Essa non può essere raggiunta con le nostre forze, ma va accolta da Dio, in Cristo. Al grido di disperazione dell'uomo che basa la propria fiducia su se stesso e/o sull’osservare le leggi del mondo, fa da contrappunto il canto di grazie del cristiano. Dalla pretesa di auto-vita in abbondanza, si passa alla lode a Dio per Amore, per Cristo. Il Vangelo odierno ci esorta a “valutare questo tempo”, cioè a riconoscere che Cristo è l'unico mediatore della vita in abbondanza, della felicità vera, della morte-atto eroico.
Cristo e' gioioso sempre. Lui e' la fonte della nostra gioia.
Lui ci chiama di vivere con lui in abbondanza e noi vogliamo la stessa cosa: vivere felici con lui in abbondanza. Verremo attraverso notti malvagie, lo seguiremo qualunque cosa il percorso preveda per noi, arriveremo dove il Creatore dipinge il sole nel cielo, dove i nostri sogni infranti riottengono il potere delle altezze!
San Paolo scrive:"... io trovo in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male è accanto a me..." “Ipocriti”.... Oggi con questo termine si apriva la parola e ora con lo stesso viene chiusa. L’incapacità di discernere il “kairòs”, il momento opportuno, ci rende ipocriti. Sappiamo infatti valutare bene il “volto” della terra e del cielo, ma non sappiamo fare altrettanto con il volto dello Spirito.... Come per tutte le cose nella lettura di ciò che ci circonda, gli accadimenti della vita - gli eventi della natura, l'essere di chi ci è accanto - diamo valutazioni personali, legate a ciò che siamo in quel momento, a ciò che proviamo, a come ci poniamo. E così una foglia che cade può essere vista come morte o come vita, come gioia o come tristezza, speranza o delusione. Persino i colori possono apparici gradevoli o meno. La nostra coscienza interpreta, valuta accoglie. E la mente si allarga, il pensiero penetra, il cuore sente. “Intorno a noi, la vita esplode di miracoli: un bicchiere d'acqua, un raggio di sole, una foglia, un bruco, un fiore, una risata, una goccia di pioggia. Se vivi nella consapevolezza, è facile vedere miracoli ovunque. Ogni essere umano è una molteplicità di miracoli” , - scrive Thich Nhat Hanh.
"Tutto è un miracolo", continua il monaco vitnamita, "il cielo azzurro, nuvole bianche, foglie verdi, i colori tutt'attorno, gli occhi curiosi di un bambino, i nostri stessi occhi, il nostro respiro", nulla scontato e semplice. Ci sono voluti miliardi di anni perché ci fossero le cose che ci circondano. Siccome sono quotidiane non andiamo col pensiero alla lunga fatica che ha prodotto tutto l’esistente. Dovremmo invece vivere con questa consapevolezza. Vedremo allora che ogni cosa assume un diverso significato e profumo. Mettiamoci nella disposizione di accogliere l'immenso mistero della vita, di rapportarci a qualcosa di più grande, di sentirci legati a questo fenomeno che ci sconvolge e prende. Affidiamoci ad essa con aperta adesione nella consapevolezza che il nostro posto in questo scenario è unico.
Se si ha il senso della vita, di questo immenso processo in cui siamo capitati nascendo, non si può non provare che un sentimento di ossequio reverenziale verso questo evento che percorre l'universo da miliardi di anni, un sacro sentimento di adorazione per il divino che circola in essa, una forza potente ed informata, che tutto organizza ed ordina. È l'unica realtà di cui siamo sicuri, perchè la sperimentiamo. Tutto il resto è solo fiducia.
Lo Spirito ci abilita a diventare interpreti della storia, ermeneuti del tempo. Solo nello Spirito possiamo scorgere i segni di Cristo vivo nelle dinamiche storiche. Dio fa storia con l’uomo, e l’uomo non è solo nel suo viaggio. Lo Spirito ci rende capaci di elaborare una teologia della storia, di ogni storia. Il tempo lo si valuta nello Spirito, la prospettiva è quella del Padre, e il criterio di valutazione è Cristo. Lo Spirito è l’energia, il Padre è l’orizzonte, e Cristo è il modo con cui guardare l’orizzonte. Questo tempo è gravido di speranza; c’è molto da fare. Molte dimore sono da costruire, e abbiamo tanta strada da percorrere. Questo è il tempo dell’edificazione del sogno di Dio, del suo progetto originario. Se noi non fossimo convinti di essere particolarmente importanti per la costruzione del mondo nuovo, questo non verrebbe mai edificato. Il momento dell’azione è ora.
Ora è il tempo della gioia, del canto e della danza. Ma è anche il tempo del lavoro, del sudore, delle lacrime e del sangue. E il tempo della festa, del vino inebriante, ma è anche il tempo dei piedi stanchi e impolverati, delle scarpe consumate, della fretta e della partenza. Questo è sì, il nostro tempo, ma soprattutto il tempo di Dio. E’ il nostro tempo nell’ordine dell'impegno e della vocazione, ma appartiene a Dio nell'ordine del progetto e del possesso. “E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto?” (v. 57). Non siamo abilitati a elaborare pensiero, a esprimere idee, ad annunciare Cristo? Siamo dichiarati idonei a giudicare la storia, a dare significati. Il mondo aspetta questo da noi.
Il “kairòs” è il tempo delle scelte e della vita stessa di Gesù che ci viene continuamente proposta ogni giorno. Essa diventa il metro di giudizio della storia, la nostra personale e quella dell'umanità intera. È la “via” che stiamo percorrendo e che ci invita a trasformare colui che consideriamo “”avversario” in fratello.
Cercare l'unità, l'amicizia, non uniformando o disdegnando le differenze, ma partecipando piuttosto al movimento unico dell’amore, quel volgersi al Padre che ci riunisce in un’unica lode polifonica in cui voci diverse sono una sola armonia; unirsi in una sola adorazione, in cui coloro che adorano Dio Padre dimentichino se stessi e le loro differenze per non vedere che Dio e' Unico in tre Persone ,- ecco che cosa conta.
Se non sappiamo discernere questo percorso dentro la nostra storia, allora il giudizio sarà inesorabile. E non sarà Dio a pronunciarlo: lo stiamo già scrivendo noi stessi.
Ecco il dono da chiedere oggi: discernere il momento opportuno ogni giorno per imparare a giudicare ciò che è giusto.
Per capire i segni dei tempi, prima di tutto è necessario il silenzio: fare silenzio e osservare. E dopo riflettere dentro di noi. Un esempio: perché ci sono tante guerre adesso? Perché è successo qualcosa? E pregare… Silenzio, riflessione e preghiera. Soltanto così potremo capire i segni dei tempi, cosa Gesù vuol dirci..
Ci sono silenzi vuoti, che portano in sé abissi di solitudine. Poi ci sono silenzi densi, che nascondono quasi gelosamente le parole più profonde, più belle, più dolci, inesprimibili, visibili solo al cuore...
Dies sint tibi laetitiae ac successuum pleni!
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