PONTEM Mundus s.p.d.
S.V.B.E.E.Q.V.
con Dio Padre è l'amore e abbondanza. Mentre incomincio questa nuova giornata penso: per me, per noi in che cosa consiste la maestà di Dio e la Sua bontà paterna? Invito a pensare anche voi.
Sono stata crocifissa insieme a Cristo e rinata con Cristo risorto: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me; io vivo in Lui.. Non perché io sono un'essere speciale. Noi tutti abbiamo dentro di se sia il bene, sia il male e siamo privi della gloria di Dio. Anch'io. Ma sono giustificata gratis, perché Dio Padre mi ama, miracolosamente, la giustificazione è la Sua grazia e il suo amore manifestato. Sono stata giustificata per mezzo del suo amore, e ora ricevo da lui la vita in abbondanza che è la vita in Cristo Gesù. Qui non c'è il vanto. È escluso! Io non potevo e non posso dire che Dio mi ama secondo qualche legge. No. Qualsiasi genitore ama i propri figli. Io non potevo e non posso dire che Dio mi ama xche ho fatto qualcosa di bello, xche sono stata brava. No. Il suo amore non è merito mio. Qualsiasi genitore amai propri figli. Mi bastava e basta solo credere che Dio Padre mi ama, fidarmi di lui totalmente. E ogni giorno della mia vita Gesu Cristo era con me, con il suo Esempio, con la vita, la verità e la via. Gesu Cristo è la porta. Si, lei è stretta, molto stretta per ciascuno di noi. Ma bastava e basta solo volere entrare. In Cristo è la giustizia e abbondanza. Lui è giusto e rende giusto colui che si basa sul credere in lui e si affida di lui. Mi sento l'amata figlia di Dio Padre, xche so che lui mi ama, lo sento, lo provo, lo vedo dalle sue opere.. ma non grazie a quello che faccio o non faccio io. E se in passato io non credessi, non mi affidassi di lui, ora io non saprei dirlo. Ma forse Dio è Dio soltanto mio? Non lo è anche vostro? Certo, anche vostro! Poiché unico è Dio. Gloria a Dio, la notte è passata. Affido alle mani di Dio il giorno della nostra vita che viene. Dio nella nostra amicizia edifica la nostra partnership, mistico corpo del Cristo. Sarebbe bello se la gloriosa passione che meritò a sant’Ignazio una corona immortale, ci rendesse sempre forti. Per Cristo… La vita è come un parto..
"E cosí la tua vita é passare da un parto all'altro. Forse dovrò spesso cercare il mio parto, la mia liberazione" (Etty Hillesum)
Così va avanti la vita, di parto in parto, si chiariscono le cose, si conquistano punti sempre più vasti, si guarda dall'alto. Questo è il cammino della vita, quel processo che produce e fa che le cose vengano all'essere. La vita è una crescita costante di momenti di maturità, preceduti da un periodo di preparazione e fecondazione. La nostra crescita è questa, una crescita che si dilata all'intero universo. Paolo di Tarso parla di tutta la creazione che "geme e soffre" "nelle doglie del parto" e Teilhard de Chardin di una "impresa in corso nell'Universo" riferendosi alla nascita della realtà spirituale che laboriosamente, emerge dalla purificazione della materia. Infine Thomas Berry vede "una cosmogenesi", una lunga sequenza di attività creative "che emergono lungo estesi periodi di sviluppo, un processo creativo in emersione". E queste nascite per l'uomo non sono indolori, e sono una liberazione dalle catene della necessità, un andare verso la pienezza.
Ahimè a quelli lawyers, che costruiscono i sepolcri per se stessi e insistono che gli altri facessero lo stesso. Loro hanno già ucciso vita e continuano ad invitare gli altri a fare lo stesso. Così quelli che arrivano a loro chiamata testimoniano e approvano le loro opere: essi hanno ucciso vita e costruiscono le tombe. "Per questo la sapienza di Dio ha detto: “Manderò loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno”, perché a questa generazione sia chiesto conto del sangue di tutti i profeti, versato fin dall’inizio del mondo... Sì, io vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione. Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l’avete impedito».
"Il vero motivo per cui non si possono avere i Dieci Comandamenti in un tribunale:
Non si può scrivere "Non rubare", "Non desiderare la donna d'altri", e "Non dire falsa testimonianza" in un edificio pieno di avvocati, giudici e politici," - notava G. Carlin.
La storia ci parla di tanta gente che venne uccisa, giudicata, seppur era innocente: giudicata con la Parola di Dio, contro la Parola di Dio.
E’ il modello di Gesù che, per essere fedele e avere obbedito alla Parola del Padre, finisce sulla croce. Con quanta tenerezza Gesù dice ai discepoli di Emmaus: ‘Oh stolti e tardi di cuore’. Chiediamo oggi al Signore che con la stessa tenerezza guardi le piccole o grandi stoltezze del nostro cuore, ci carezzi, e ci dica ‘Oh stolto e tardo di cuore” e incominci a spiegarci le cose. Ma Gesu stesso che cosa prova? Propongo una traduzione più letterale di rendere meglio la chiusa di Luca: "E, uscito di là, cominciarono gli scribi e i farisei a prendersela ferocemente e a provocarlo a parlare su più cose, insidiandolo alla caccia di qualcosa dalla sua bocca". All'inizio Gesù entra per mangiare (e non sappiamo se abbia mangiato qualcosa). Alla fine esce con una sorta di verdetto che pende sulla sua testa. Quella "bocca" che doveva accogliere il cibo, il pasto simbolo di fraternità, diventa il luogo di appostamento.
Da sempre e per sempre lawyer/Avvocato (da advocatus = chiamato a ) è destinatario di una missione, la più alta e la più delicata su questa Terra: quella della affermazione e della difesa della libertà e della dignità dell’Uomo. Una missione che non si esplica soltanto nelle aule dei Tribunali ma anche e – direi – soprattutto nella società più intensamente quanto più questa ci si presenta opulenta, apparentemente progredita ma in realtà soffocatrice degli ideali più puri..
Salvatore Satta, insigne giurista, ma, anche, profondo scrittore dal grande rigore morale, concludeva la sua stupenda autobiografi a, «Il giorno del giudizio», con l’esortazione: «Per coscienza bisogna svolgere la propria vita fino in fondo, fi no al momento in cui si cala nella fossa. E anche allora bisogna che ci sia uno che ti raccolga, ti risusciti, ti racconti a te stesso, e agli altri come in un giudizio finale». Lungi da me la presunzione di volermi anche per un momento accostare ad un simile gigante, mi basti l’aver indotto i miei amati Colleghi a quel giudizio, a quella pausa di riflessione che ci aiuti a rispondere all’interrogativo di sempre: chi siamo, donde veniamo, dove andiamo, in una parola, a conoscere noi stessi. Per essere migliori.
Dies sint tibi laetitiae ac successuum pleni!
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