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Immagine del redattoreOlga Nickole Kuyan

l’Essere che ride

PONTEM Mundus s.p.d.

S.V.B.E.E.Q.V.

Attendo l’alba, quella vera. Non mi sembra di chiedere troppo, semplicemente un alba. Ma vammi a trovare un alba uguale ad un'altra!

E allora ricominciamo da capo: Padre, grazie di ogni alba donata, e se è come quella di oggi grazie di più! Ecco quella che mi piacerebbe fosse la prima preghiera ogni mattina.


Quel giorno gli amici di Gesù, vedendolo pregare, chiesero un aiuto, una formula. Ma quello che Gesù dona ai suoi, non è proprio una preghiera, ma consegna loro Dio stesso: un papà. Dunque rivolgiti a Dio come vuoi, sapendo che è come un papà… Approfittiamo al massimo dei momenti di gioia, per ringraziare di tutto quanto abbiamo già ricevuto dall'amore di Dio Padre... Siamo grati che Egli ci offre tante occasioni di felicità e cerchiamo di diffondere la maggior gioia, il più sano ottimismo con tutti quelli che ci circondano. La gioia è la salute dell’anima e l’ottimismo e la gioia del domani, che si gode già nel giorno d’oggi.

Diffondiamo gioia attorno a noi...La questione decisiva è quella di comprendere la paternità di Dio. La gioia è la presenza dello Spirito. Da qui derivano tutto il tono e il clima della nostra vita. Scrive Solov’ëv: "Se mi si chiedesse di definire l’uomo con un segno tanto caratteristico quanto apparente, io lo chiamerei l’essere che ride..". Gli animali non ridono, solo l’uomo ha la capacità di ridere, ha la capacità di affrancarsi dal reale, talvolta così angusto e tragico. Spesso il saper gettare un sorriso è l’unico atteggiamento che ci salva dall'ansie incomprensibili. Certamente il sapiente, l’uomo spirituale è anche un uomo spiritoso, cioè è abitato dallo spirito. Tant’è vero che il grande san Tommaso d’Aquino sostiene che l’uomo che non ha ironia non è un uomo spirituale. Ma l’ironia non è semplicemente una caratteristica dell’uomo. Infatti se è vero che siamo ad immagine di Dio allora è anche vero che l’ironia innanzitutto appartiene al Creatore e una sana risata non è altro che il riflesso del sorriso di Dio. Noi, quando ridiamo, siamo il sorriso di Dio. Forse è anche per questo che un essere umano è molto più bello quando ride che non quando tiene un atteggiamento serioso pensando così di essere più serio, più credibile, più autorevole. In fondo ridere dice l'appartenenza ad una trascendenza. Ma la vera autorevolezza non si nasconde nella serietà ma nell’atteggiamento del cuore. A volte mi fa impressione vedere certi “uomini di business, di politica” così seri, impassibili di fronte a qualsiasi cosa: che pesantezza! Non ammettono alcun cenno di sorriso pensando che una certa implacabile freddezza dica più autorevolezza quando invece dice solo la nostra rigidità. Quante volte nel vangelo – soprattutto in quello di Giovanni – Gesù, il Figlio di Dio, usa l’ironia per affermare un certo messaggio, per arrivare più efficacemente al cuore di chi lo ascolta. Bisogna imparare l’alfabeto dello spirito e questo è l’ironia. I comici, infatti, non sono persone che semplicemente ci strappano un sorriso ma, più profondamente, alleviano la pesantezza del quotidiano; e per fare questo bisogna essere uomini spirituali, intelligenti, che sanno leggere oltre ciò che appare. Se vogliamo diventare davvero “mindful "zen" lawyers” bisogna imparare l’arte dell’umorismo.

Spesso basta un sorriso per alleggerire un cuore pesante, provato dalle difficoltà della vita; spesso il sorriso è il dono più grande che possiamo farci, quel dono che immediatamente ci proietta ad una realtà trascendente, ad una dimensione che afferma qualcosa d’altro rispetto alla tristezza in cui spesso ci ritroviamo immersi. Ci portiamo addosso un mistero profondo, il mistero del sorriso, il solo capace di aprire un varco di salvezza anche nella più profonda disperazione, nel più forte dolore. "Il dolore è vita che vuole guarire, non sofferenza insensata: come la perla è la cicatrice della ferita inferta all’ostrica da un predatore, il dolore è una verità che chiede attenzione e cura. Quando un bambino si ferisce, il genitore accarezza la parte dolente e gli racconta una storia. Il dolore invoca legami e parole: non è solo «da contare», come abbiamo fatto nella pandemia con i dati dei contagi, bensì «da raccontare», cioè fonte di senso e azione. Il racconto di una cecità feconda ha permesso a un ragazzo di 19 anni, che probabilmente diverrà cieco, di accogliere una verità rimossa per paura e mancanza di prospettiva",- scrive Alessandro D'Avenia. Il dolore è forza che costruisce, lezione profonda della vita, fonte di vera conoscenza, dono di saggezza. "E la saggezza lenisce il dolore; e grazie a questa volontà di guarire, l’anima si allarga e nasce all’autentica armonia, alla benevolenza, i cui frutti principali si chiamano amicizia e amore. La benevolenza scioglie la cattiveria dentro di noi e ci libera dalla cattività, dalla prigionia originaria", - dice Vito Mancuso. Penso avesse ragione Jim Morrison: «Sorridi anche se il tuo sorriso è triste, perché più triste di un sorriso triste c’è la tristezza di non saper sorridere..."

Dies sint tibi laetitiae ac successuum pleni!

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