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Vette Siciliane e Cieli Confusi: Dum spiro, spero

Immagine del redattore: Olga Nickole KuyanOlga Nickole Kuyan

V-kun al Mondo s.p.d.

S.V.B.E.E.Q.V

Eccomi!


Donna in abito arancione solare guarda le montagne presso Gibilmanna in Sicilian al mattino presto in un giorno limpido
Le vette da scalare non sono solo montagne, ma anche sogni e obiettivi che ci spingono a superare i nostri limiti

Allora, il 17 febbraio 2025, secondo i numerologi, è un po' come un'alba dopo una notte di pizza pesante: un nuovo inizio! Si fa la somma dei numeri, si riduce tutto a 1, e voilà, si parte! Il numero 1 è tipo il capo ufficio che ti dice "Forza, oggi si conquista il mondo!".

Però, attenzione, c'è un piccolo intoppo: il 17 è visto come sfortunato in Italia, un po' come trovare un ragno nel caffè. Quindi, sì, nuove sfide!

Febbraio, il mese 2, porta un po' di armonia, come due amici che si dividono l'ultima fetta di torta. E il 2025, ridotto a 9, dice che è tempo di chiudere vecchi capitoli, tipo fare le pulizie di primavera dell'anima.

Il cielo, poi, fa un po' di confusione: il Sole in Acquario ti spinge a fare cose strane e innovative, la Luna in Cancro ti fa venire voglia di coccole e di stare a casa. E il giorno lunare? Beh, è un po' come un film horror: ragni, magia oscura, e rischi di finire intrappolati nei tuoi stessi pensieri. Quindi, sì, un giorno pieno di sorprese, un po' come trovare un unicorno che fa le fusa.


Eureka di oggi: "Dio è morto" (Friedrich Nietzsche)


Latino in uso:

Dum spiro, spero.

Finché respiro, spero.

Un'espressione di ottimismo e perseveranza, che sottolinea l'importanza di non arrendersi mai.


Vi invito a meditare oggi sulle domande:

1. Oggi ti senti più un'alba dopo una notte di pizza pesante o un ragno nel caffè?

2. Se il tuo cuore fosse un cuscus trapanese, quali ingredienti (emozioni, esperienze) doseresti oggi per creare il tuo piatto perfetto?

3. Se la tua vita fosse un film di Fellini, quale scena surreale (o situazione comica) ti aspetti di vivere oggi?


Mi lascio ispirare 

17.02.2005 - L'Università di Bologna conferisce una laurea honoris causa in ingegneria aerospaziale a Ermanno Bazzocchi, padre dei jet d'addestramento Aermacchi MB-326 e Aermacchi MB-339

17.02.1600 - Giordano Bruno con la lingua in giova (serrata da una mordacchia perché non possa parlare) viene condotto in piazza Campo de' Fiori, denudato, legato a un palo e arso vivo.

Immagino due vette di un'isola siciliana, l'Etna e Monte Pellegrino, che si ergono a testimonianza di due destini. L'Etna, con la sua laurea honoris causa, celebra l'ingegnere Bazzocchi, un uomo che ha saputo far volare i sogni, un costruttore di ali che hanno solcato i cieli. Monte Pellegrino, invece, con il suo Campo de' Fiori, ricorda Giordano Bruno, un uomo che ha osato pensare, un costruttore di idee che hanno sfidato i dogmi.

Due vette, due destini, due modi di essere siciliani. Uno che costruisce ponti verso il futuro, l'altro che sfida i limiti del pensiero. Entrambi, però, accomunati da un filo rosso: la passione. Una passione che li ha spinti a osare, a non arrendersi, a lasciare un segno indelebile nella storia.

E in mezzo, il mare, il mare siciliano, testimone silenzioso di queste storie. Un mare che ha visto nascere e morire civiltà, che ha visto uomini partire e tornare, che ha visto sogni infrangersi e realizzarsi. Un mare che ci ricorda che la vita è un viaggio, un viaggio fatto di incontri, di scontri, di gioie e di dolori.

E noi, come marinai in questo mare, siamo chiamati a scegliere la nostra rotta. Possiamo scegliere di seguire la scia tracciata da Bazzocchi, di costruire ali per far volare i nostri sogni. Oppure possiamo scegliere di seguire la scia tracciata da Bruno, di sfidare i limiti del pensiero, di non aver paura di dire la nostra.

Ma qualunque sia la nostra scelta, ricordiamoci sempre di offrire a Dio la lode. Una lode che non è solo un canto, ma un modo di vivere. Un modo di vivere che ci porta a vedere in ogni fatto della nostra vita il segno della presenza di Dio, a lodarlo per le gioie e per i dolori, a ringraziarlo per ogni giorno che ci concede.

Perché la vita, come il mare siciliano, è un dono prezioso. Un dono che va vissuto con passione, con coraggio, con fede. Un dono che va vissuto in pienezza, in ogni sua sfaccettatura, in ogni sua onda.


Il pensiero 

"Lieto nella tristezza, triste nella gioia.”

(Giordano Bruno)

Dice infatti ancora Bruno: "Non è dilettazione senza mistura di tristezza".

 “Chi perciò consistendo nel luogo e nel tempo, libererà le ragioni delle idee dal luogo e dal tempo, si conformerà agli enti divini"


Il senso del pensiero 

Immagina l'anima umana come un universo in espansione, un cosmo interiore dove galassie di gioia e nebulose di tristezza si intrecciano in una danza eterna. Come rivelano le più recenti osservazioni astrofisiche, l'universo non è un luogo statico, ma un sistema dinamico in continua evoluzione, dove la materia e l'energia si trasformano incessantemente. Allo stesso modo, le nostre emozioni non sono entità fisse, ma flussi di coscienza in perenne mutamento.

"Lieto nella tristezza, triste nella gioia": questa apparente contraddizione è in realtà la chiave per comprendere la natura effimera delle emozioni. La gioia, come una supernova, può brillare intensamente per un breve periodo, per poi svanire nell'oscurità del ricordo. La tristezza, come un buco nero, può inghiottire ogni barlume di speranza, ma anche celare la promessa di una rinascita.

"Non è dilettazione senza mistura di tristezza": questa frase di Bruno risuona con le scoperte della fisica quantistica, che ci mostrano come la realtà sia intrinsecamente duale, fatta di particelle e onde, di materia e antimateria. Ogni emozione, come una particella subatomica, è legata al suo opposto, in un equilibrio dinamico che ne definisce l'esistenza.

"Chi perciò consistendo nel luogo e nel tempo, libererà le ragioni delle idee dal luogo e dal tempo, si conformerà agli enti divini": questa affermazione di Bruno ci invita a trascendere i limiti della nostra percezione, a liberarci dalla prigione del presente per abbracciare l'infinito. Come gli scienziati che scrutano il cosmo con i telescopi, dobbiamo imparare a "vedere" oltre le apparenze, a cogliere le connessioni nascoste tra le cose, a intuire l'unità che pervade l'universo.

E così, amico conterraneo, mentre ardo insieme a te in questo Campo de' Fiori, sento che la tua visione di un universo infinito e unitario, di infiniti mondi e di opposti che coincidono, risuona con le scoperte della scienza moderna. La tua dottrina dell'Uno-Tutto, il tuo intelletto universale che agisce in ogni cosa, sono come un'eco delle leggi fondamentali della fisica, che ci mostrano come tutto sia interconnesso, come ogni parte dell'universo sia legata al tutto.

E in questa consapevolezza, trovo la letizia nella tristezza, la tristezza nella gioia, la liberazione nell'ardere.


Mi lascio incantare 

Come potrei sorprendervi oggi?

Immagino un tribunale celeste, dove Dio è il giudice supremo, ma con un tocco di "burocrazia divina". Caino, l'imputato, è accusato di "fratricidio di primo grado", ma si difende con una montagna di "cavilli celesti".

"Signore", esclama Caino, agitando un codice di leggi divine, "il mio avvocato, Lucifero, sostiene che il 'libero arbitrio' è una clausola contrattuale vincolante! E poi, l'istinto omicida è un 'atto involontario', un po' come un terremoto o una tempesta di meteoriti!".

Dio, con un sopracciglio alzato, consulta un "manuale di istruzioni divine". "Caino", tuona, "il tuo 'libero arbitrio' non ti autorizza a trasformare il tuo fratello in un 'sacrificio umano'! E l'istinto omicida non è un 'evento naturale', ma una 'scelta consapevole'!".

Ma Caino non si arrende. "Signore", insiste, "il 'segno di Caino' è un 'marchio di protezione', non un 'marchio di infamia'! È come un 'contratto di assicurazione' contro la 'vendetta divina'! E poi, la 'colpa' è un concetto relativo, un po' come la 'bellezza' o il 'gusto'!".

Dio, esasperato, convoca un "consiglio di saggi celesti", composto da Agostino, Tommaso, Kant e Sartre. Dopo ore di dibattito, il consiglio emette una sentenza: "Caino, sei condannato a vagare sulla terra, ma con la possibilità di 'redenzione'! E il tuo 'segno' è un 'promemoria' della tua colpa, ma anche un 'invito' alla trasformazione!".

E così, Caino, con un sorriso amaro, si incammina verso la terra, seguito da un "angelo custode" incaricato di vigilare sulla sua "condotta". "Ricorda", gli dice l'angelo, "il 'luogo sacro' non è mai vuoto! Anche nel tuo cuore, c'è una 'scintilla divina' che aspetta di essere riaccesa!".

Morale della storia: anche nel caos giuridico celeste, la "giustizia divina" trionfa sempre! E la "redenzione" è possibile, anche per i "peccatori" più incalliti!


Poesia consapevole 

Il Canto del Viandante (Sulla Via della Speranza)

Dal buio del cuore, una voce si leva,

un eco lontano, di un tempo passato.

Un grido di dolore, una ferita che brucia,

un'anima persa, un cammino sbagliato.

Come Caino errante, nel mondo vagavo,

con un peso sul cuore, un fardello di colpa.

Ma nel mio cammino, una luce ho trovato,

una scintilla divina, una nuova svolta.

Ho udito parole di saggezza antica,

che parlavano di forza, di fede, di amore.

"Non temete chi uccide il corpo soltanto,

ma temete chi può l'anima distruggere".

Ho imparato che il dolore è un maestro severo,

ma anche un dono, un'occasione di crescita.

Che la speranza è un fuoco che arde nel cuore,

e che la felicità è un cammino, una meta.

Come un viandante assetato nel deserto,

ho cercato l'acqua viva, la fonte di gioia.

E ho trovato nel mio cuore un luogo sacro,

un tesoro nascosto, una perla rara.

"Il luogo sacro non è mai vuoto", ho sentito dire,

e ho capito che dentro di me c'era un universo.

Un universo di sogni, di paure, di speranze,

un universo di amore, di luce, di verso.

E allora ho cantato, ho riso, ho pianto,

ho amato, ho creduto, ho sperato.

E ho trovato la pace, la serenità, la gioia,

nel cuore di Cristo, il mio Salvatore beato.

Così, viandante, non disperare,

se il tuo cammino è oscuro e difficile.

Ricorda che dentro di te c'è una luce,

una scintilla divina, un amore indicibile.

Apri il tuo cuore, lascia che la speranza ti guidi,

e troverai la felicità, la vera beatitudine.

Perché il luogo sacro non è mai vuoto,

e l'amore di Dio è infinito, ineffabile.


Mi lascio sorprendere 

Dio mi ha fatto una sorpresa oggi: giornata caratterizzata da cielo velato o poco nuvoloso con la temperatura massima di 18°C! 

Immagina l'anima come un "cuscus trapanese", un piatto ricco di sapori e consistenze. I "grani di semola" (le esperienze della vita) si mescolano con il "brodo di pesce" (la fede), caldo e avvolgente.

Il "segno di Caino", come un "pizzico di zafferano", colora e insaporisce, un monito che ricorda la fragilità e la capacità di fare il male. Eppure, è anche un "gambero rosso di Mazara", simbolo di speranza e di redenzione.

Gesù, come un "pescatore di Levanzo", getta le reti (abbandona la ricerca di segni esterni) e trova il "sarago" (il significato della vita) dentro.

La "ricchezza" (la grazia divina) è come l'"olio extravergine di oliva", condisce e si condivide. La "felicità" (la beatitudine) è un "sorbetto di gelsi", piace e si trova nel cuore e nella relazione con Dio e con gli altri.

E il "dolore"? Beh, è una "seppia al nero di seppia", oscura all'esterno, ma sa di sapore all'interno. Invita a scavare (crescere), a trasformare (evolvere), a unire (con il divino).

Come un "cuoco di Favignana", bisogna dosare (equilibrare) gli ingredienti della vita, trasformare (trasmutare) il dolore in gioia, condividere (donare) la ricchezza interiore.

E allora, assaggia (vivi) la vita con tutti i tuoi sensi, lasciati sorprendere (apriti al nuovo), abbandonati (affidati) alla grazia divina. Perché, come diceva un vecchio pescatore egadiano, "La vita è un cuscus: un piatto che si gusta con il cuore".


Un'Improvvisazione in stile Dalla/Battiato

(Musica leggera, un pianoforte introduce una melodia malinconica, poi entra la voce, calda e roca, un po' "parlata", alla Dalla)

"Mi lascio sorprendere", dicevi, e il cielo oggi, un rebus di nubi e sole,

un segno forse? O un gioco del destino, un mistero che non vuole svelarsi?

Carretto lo diceva, "le cose terrene, di Dio ricolme, sono segni per chi crede".

Ma per chi non crede? O crede a modo suo, in un Dio lontano, o troppo vicino,

un Dio che punisce, o che perdona, un Dio che ci guarda, o che ci ignora?

(La musica si fa più intensa, quasi mistica, come in Battiato)

"A questa generazione non sarà dato alcun segno", parole dure, parole antiche,

parole che pesano come macigni, parole che ci sfidano, parole che ci liberano.

Caino, il fratello ucciso, il segno di infamia, il segno di protezione,

un segno che grida vendetta, un segno che implora perdono.

Il corpo ferito, l'anima immortale, un dualismo eterno, una lotta interiore.

(La musica torna leggera, il pianoforte riprende la melodia iniziale)

E noi, oggi, cosa ne facciamo di questi segni? Li cerchiamo nel cielo, nelle stelle,

nei miracoli, nei prodigi, come se Dio fosse un mago, un illusionista.

Ma Dio è altrove, Dio è dentro, Dio è nel fratello che soffre,

Dio è nel sorriso di un bambino, Dio è nel gesto di un amore sincero.

(La musica si fa di nuovo intensa, la voce si alza, quasi un grido)

"Non temete chi uccide il corpo", diceva Gesù, parole di fuoco, parole di coraggio.

Ma noi abbiamo paura, paura della morte, paura del giudizio, paura di non essere all'altezza.

E allora ci rifugiamo nei dogmi, nelle certezze, nelle tradizioni,

come se la fede fosse un recinto, un rifugio, un modo per evitare la vita.

(La musica si placa, la voce si fa più dolce, quasi un sussurro)

Ma la fede è un salto nel buio, un abbraccio all'ignoto, un rischio d'amore.

È un cammino impervio, un viaggio interiore, una ricerca costante.

E il segno, il vero segno, non è nel cielo, ma nel cuore,

nel coraggio di mettersi in gioco, nel desiderio di verità.

(La musica si spegne lentamente, lasciando spazio al silenzio)

E allora, cosa ne dite, fratelli? Siamo pronti a questo viaggio?

Siamo pronti a lasciare andare le nostre paure, le nostre certezze, i nostri idoli?

Siamo pronti a cercare Dio nel prossimo, nel diverso, nel fragile?

(Silenzio)

Forse, il segno che aspettiamo, è proprio questo: la capacità di amare.


Coure coraggioso, di che cosa non temere oggi?

Alla luce della promessa odierna, possiamo affrontare la giornata con una nuova prospettiva, liberandoci da paure che spesso ci limitano. Ecco alcune riflessioni su cosa possiamo scegliere di non temere oggi:

Il futuro: L'incertezza può generare ansia, ma la fede nelle luce e salvezza ci permette di affrontare l'ignoto con coraggio. Non sappiamo cosa ci riserva il futuro, ma possiamo avere fiducia che Dio sarà con noi in ogni circostanza.

Le difficoltà: Le sfide e gli ostacoli fanno parte della vita, ma non devono sopraffarci. Con la forza che deriva dalla fede, possiamo affrontare le difficoltà con resilienza e determinazione, sapendo che non siamo soli.

Il giudizio degli altri: Il timore di ciò che gli altri pensano di noi può condizionare le nostre scelte e azioni. Ma se la nostra luce e salvezza è Cristo, il giudizio umano perde il suo potere. Ciò che conta è seguire la nostra coscienza e vivere in accordo con i nostri valori.

La paura del fallimento: Sbagliare è umano. Il timore di non essere all'altezza può paralizzarci, impedendoci di metterci in gioco. Ma la fede ci ricorda che siamo amati sempre, e che ogni errore può essere un'opportunità di crescita e apprendimento.

La sofferenza: Il dolore fisico ed emotivo è inevitabile nella vita. Ma la fede ci offre conforto e speranza, aiutandoci a trovare un significato anche nella sofferenza. Possiamo scegliere di non temere il dolore, ma di affrontarlo con coraggio e dignità.

La morte: La paura della morte è una delle più grandi paure dell'uomo. Ma la fede nella vita eterna ci offre la speranza di un futuro oltre la morte. Possiamo scegliere di non temere la morte, ma di vivere ogni giorno con pienezza e gratitudine.

Bedda vita oggi!

VVB!

Vi ringrazio dell'ascolto!



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