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Un giorno da Indiana Jones... e non solo!

Immagine del redattore: Olga Nickole KuyanOlga Nickole Kuyan

V-kun al Mondo s.p.d.

S.V.B.E.E.Q.V

Eccomi!

Indiana Jones tra le montagne cammina e guarda al sorgere di due soli
Avventura è ora!

Il 21 febbraio 2025: un giorno da Indiana Jones... con un pizzico di romanticismo! 

Hai mai avuto una giornata in cui senti il bisogno improvviso di fare le valigie e partire per un'avventura, scrivere un romanzo epico o, perché no, ballare sotto la pioggia? Bene, il 21.02.2025 è proprio uno di quei giorni!


Numerologia del giorno: 5

Sommando tutte le cifre, arriviamo al numero 5, il numero della libertà, del cambiamento e della sperimentazione. In altre parole, questa è la giornata perfetta per buttarti in qualcosa di nuovo... o almeno per provare un nuovo gusto di gelato.


Sole in Pesci

L’atmosfera è sognante, poetica e perfetta per riflessioni profonde o perdersi nei propri pensieri (occhio a non esagerare e finire a fissare il soffitto per ore).


Luna in Sagittario

La Luna oggi grida "partiamo per un viaggio!", anche se si tratta solo di una fuga mentale in un libro fantasy o un tour gastronomico nel frigorifero.


 Giorno lunare 23: Il Coccodrillo

Un giorno di seduzione, incanto e mistero... con un tocco di energia caotica! Potresti sentirti un po' come un incantatore di serpenti o, al contrario, come la preda di un coccodrillo affamato. Attento ai "vampiri energetici" e magari evita persone che ti esauriscono l’anima.


 Cosa fare oggi?


  • Segui l’onda dell’avventura, ma con un pizzico di prudenza.

  • Lasciati ispirare dalla creatività, magari scrivendo o dipingendo.

  • Evita le discussioni accese (la Luna calante non aiuta la pazienza).

  • Concediti un momento di romanticismo e immaginazione sfrenata.


Insomma, il 21 febbraio è un mix esplosivo tra il coraggio di Indiana Jones, la sensibilità di un poeta e il fascino misterioso di un'antica divinità egizia. Pronto a vivere questa giornata?

Eureka di oggi:

"Il primo requisito di un capo di stato, è la lentezza cerebrale. (Dean Acheson, funzionario governativo americano)

Latino in uso:

In medio stat virtus

La virtù sta nel mezzo.

Massima della filosofia medievale scolastica derivata da Aristotele, citata per elogiare la moderazione nel giudicare e nell’operare.

Vi invito a meditare oggi sulle domande:


  1. Se oggi dovessi vivere un’avventura alla Indiana Jones, quale sarebbe il tuo oggetto misterioso da recuperare (e cosa ti impedirebbe di farlo: trappole, enigmi, o solo la pigrizia)?

  2. Se la Luna in Sagittario ti invita a un viaggio mentale, dove decidi di partire: un libro fantasy, una degustazione nel frigorifero, o una spedizione archeologica nel cassetto dei calzini spaiati?

  3. Oggi il giorno lunare è "Il Coccodrillo": sei più un incantatore di serpenti che affascina il mondo o la preda che cerca di scappare da riunioni e messaggi noiosi?


Mi lascio ispirare 

La gioia che purifica è come il vapore di un calderone in cui il cacao di Modica si fonde con l'amore di Dio, un amore che, non essendo mai troppo dolce, si mescola alla fiamma dell'anima e al fuoco della fede. In questa dolcezza amara, l'anima si trasforma come una pietra che nel tempo acquista lucentezza dalla fatica del suo scorrere sotto l’acqua di un fiume, fino a diventare un diamante di luce. La gioia che nasce dall'interno è la ricetta segreta di un piatto che sazia senza riempire, un piatto che nutre la vita e che invita a condividere l'abbondanza con chi ci circonda, purificandoci dalla frenesia del mondo.

Come Giovanna d'Arco che brucia nella propria certezza di essere amata, siamo chiamati a diventare trasparenti come il vetro che, scaldato dal fuoco di Dio, lascia passare la sua luce e illumina il cammino degli altri. Non è la brama di conquista che guida, ma il desiderio di servirsi del cuore che ci è stato dato. Con questa preghiera che non è per noi, ma per gli altri, ci abbandoniamo alla fiducia, permettendo che la luce del Signore ci attraversi e renda ogni nostro gesto un riflesso di amore. La gioia, allora, diventa il piatto che sazia le anime, il piatto che ci fa vedere la luce dove prima c’era solo ombra.


Il pensiero 

E' pan-en-teismo

IL PANTEISMO IN TEILHARD di Carlo Molari.

L'aggettivo «panteistico››, che Teilhard stesso mette tra virgolette è stato molto criticato: una delle accuse che il Sant'Ufficio gli ha rivolto nel 62, quando ha pubblicato il monito per mettere in guardia i lettori dalle dottrine sviluppate nei suoi scritti, ha riguardato proprio la tendenza verso il panteismo. Qui però il termine utilizzato da Teilhard non ha il senso fissato ora dai dizionari e derivato da quelle correnti di pensiero che presentano Dio immerso e identificato con il cosmo. 

Teilhard intende “panteismo” in altro senso, quello che più tecnicamente oggi i teologi definiscono “pan-en-teismo". Questo termine, inventato nel 1828 dal teologo protestante Karl Krause (1781-1832), esprime la concezione cristiana che “tutto esiste in Dio" (cfr. il testo di Paolo ad Atene Atti 17,27 già citato) e che il traguardo finale dell'evoluzione sarà “Dio tutto in tutti” (1 Cor. 15,285). Teilhard de Chardin continua ad usare il termine “panteismo”, nel senso chiarito mentre è fortemente critico nei confronti del rozzo panteismo volgarizzato che dissolve la persona in un Tutto anonimo. Scrive infatti: “all'opposto dei falsi monismi, che attraverso la passività portano all'incoscienza, il pancristismo che scopro pone l'unione al termine di una differenziazione laboriosa”.


Il senso del pensiero 

Il pan-en-teismo è come il principio della fisica quantistica per cui le particelle esistono in un campo di possibilità finché non vengono osservate: tutto è in Dio, eppure mantiene la propria individualità, come un elettrone che danza tra stati quantici senza mai perdere la sua identità.

Se il panteismo classico dissolve l’individuo nel tutto, come un gas che si espande uniformemente in un recipiente, il pan-en-teismo è più simile alla teoria della materia oscura: una presenza pervasiva che tiene insieme il cosmo senza annullare la struttura delle galassie. Dio è il campo unificante in cui l’universo evolve, non una forza che schiaccia le differenze, ma una gravità che le orienta verso un punto omega, una singolarità di pienezza e coscienza.

E così, come le onde gravitazionali attraversano lo spazio-tempo senza distruggerlo, ma piuttosto svelandone la trama profonda, il pensiero di Teilhard e Molari ci invita a vedere Dio non come un’astrazione distante, ma come la curvatura stessa della nostra esistenza.


Mi lascio incantare 

Come potrei sorprendervi oggi?

Con il pensiero: In principio era la parola, e la parola voleva farsi sentenza.

Nel cielo infinito, tra le galassie archiviate nei faldoni cosmici, si tenne un processo epocale: il Caso Babele contro l’Umanità. L’accusa? Tentata evasione dall’armonia celeste per costruire una torre di arroganza e fraintendimenti linguistici.

Mentre i giudici stellari—sagome luminose con toga di nebulose—dibattevano sulla condanna universale, apparve una contromozione inaspettata: La Sicilia.

“Obiezione, vostro Onore!” gridò un avvocato in tunica di lava, con accento fenicio e gesti greci. “Non tutte le lingue creano caos, alcune tessono trame di bellezza.”

E fu così che la Sicilia si dichiarò Torre di Babele al contrario, non un monolite di incomprensione, ma un tribunale senza sentenze definitive, un’aula dove le lingue si mescolano senza scontri, dove le influenze non si annullano ma si firmano a vicenda come giudici concordi.

I testimoni si presentarono in ordine sparso: un tempio dorico con certificati di nascita punici, un mercato arabo con verbali in normanno, un teatro greco che rispondeva in latino. Perfino un pasticciere siciliano si fece avanti, brandendo una cassata come prova: “Ecco la fusione perfetta, vostro Onore! La giurisprudenza del gusto!”

Il caos giuridico raggiunse l’apice quando il Cancelliere Cosmico, un cherubino stanco di revisioni processuali, lanciò un’ordinanza universale:

“La Sicilia è assolta con formula celestiale! Che diventi il crocevia dove le lingue non si confondono, ma si celebrano!”

Il sigillo fu apposto con un timbro di stelle cadenti.


E così, mentre altrove la Torre di Babele crollava sotto il peso delle incomprensioni, la Sicilia continuava la sua udienza eterna, giudice e imputato della propria bellezza.


La poesia consapevole 

Sicilia, madre di popoli

Tutti tornano

dove il cuore ha trovato radici,

dove la storia ha tessuto la sua tela,

dove l'amore ha cantato la sua nenia.

In macchina, in bici,

con gli occhi che cercano orizzonti,

con l'anima che ricorda il profumo,

di una terra antica e generosa.

In ginocchio, in preghiera,

davanti al mare, al sole, alle stelle,

si cerca un legame profondo,

con un'isola che è madre e amante.

In una casa, in una via,

in un paese, in ruderi antichi,

non importa il luogo, ma l'emozione,

la forza di un richiamo ancestrale.

Presto, tardi, fra tanto tempo,

da piccoli, da grandi, da vecchi,

non importa l'età, ma la nostalgia,

di un amore che non conosce confini.

Ridendo, piangendo, impauriti,

non importa l'umore, ma la passione,

per una terra che pulsa nel sangue,

e che chiama a gran voce.

Tutti tornano

dove si sono sentiti amati,

in un ricordo, in un pensiero,

in un abbraccio, in un sogno,

in sola Sicilia, isola di luce e di fuoco.

E se il corpo non può tornare,

l'anima vola leggera,

verso quel luogo incantato,

dove il tempo si ferma e il cuore si placa.

Perché la Sicilia è un richiamo potente,

un canto di sirene che incanta,

un abbraccio di sole e di vento,

una casa che accoglie e protegge.

E tutti noi,

figli di questa terra,

portiamo nel cuore la sua bellezza,

la sua storia, la sua anima.

E tutti noi,

popoli di ogni dove,

troviamo in Sicilia un'eco lontana,

un frammento di radici comuni,

un legame antico e profondo.

E quando torniamo,

o quando la pensiamo,

il cuore si riempie di gioia,

e la Sicilia diventa il nostro rifugio.

Perché la Sicilia è la nostra casa,

il luogo dove siamo nati,

il luogo dove siamo cresciuti,

il luogo dove torneremo sempre.

Perché la Sicilia è madre di popoli,

terra di incontri e di fusioni,

un crocevia di culture millenarie,

un tesoro di inestimabile valore.

E qui,

in questa terra di contrasti e di passioni,

troviamo l'amore che cercavamo,

la pace che desideravamo,

la forza che ci mancava.

Perché la Sicilia è un'isola magica,

un luogo dove l'anima si rigenera,

e dove il cuore torna a battere forte,

come un tamburo antico.


Mi lascio sorprendere 

Dio mi ha fatto una sorpresa oggi: giornata caratterizzata da piovaschi intermittenti, con la temperatura massima di 14°C.

La Sicilia è un'arpa cosmica, sospesa tra le onde e il vento, i suoi fili intessuti di sabbia, sole e memoria. Ogni popolo che l'ha attraversata ha pizzicato una corda diversa, lasciando un'eco nell'aria: un canto fenicio, un sussurro greco, una vibrazione araba, una preghiera normanna. E così, tra le dita invisibili del tempo, la melodia della Pentecoste continua a risuonare, un inno di unità nella diversità.

Ma attento, viandante! Se l'arpa tace, se le mani si chiudono in pugni invece di aprirsi alla carezza, l'armonia si spezza. La Sicilia rischia allora di diventare una Torre di Babele rovesciata: non più una scalata al cielo, ma un precipizio che inghiotte le voci. Le lingue non si mescolano più in un abbraccio, ma si fraintendono, si temono, si respingono. Il mare che la circonda, anziché ponte, diventa un muro di sale.

Eppure, lo Spirito soffia ancora, instancabile. Lo si vede nei mercati di Palermo, dove le spezie parlano tutte le lingue e nessuna; nei pescatori di Siracusa, che affidano al vento le loro preghiere mute; nei cortili assolati di Ragusa, dove i bambini inventano nuovi dialetti per capirsi meglio. Lo si sente nei passi di chi danza sulla lava dell'Etna, nella pelle scura e dorata di chi ha viaggiato attraverso deserti e tempeste per trovare qui un nuovo inizio.

Il mondo moderno ha le sue torri invisibili, costruite con algoritmi e paure, con muri digitali e solitudini collettive. Ma la Sicilia insegna che la bellezza non sta nell’uniformità, bensì nella sinfonia. Il futuro non è un codice chiuso, ma una partitura aperta, pronta ad accogliere nuove note. E così, chi ha orecchie per ascoltare sentirà: la Pentecoste non è un evento passato, ma un fuoco che arde ancora, una melodia che aspetta solo di essere suonata, un canto che inizia con un semplice atto d’amore.

Oggi è il tempo, e noi siamo la musica.


Un'improvvisazione 

(Con voce roca e un po' sgangherata, come quella di Dalla, inizia a parlare, accompagnandosi con un pianoforte scordato)

"Un uomo, un filosofo, un cervello fino,

si perde nei meandri del pensiero, un casino!

Scrive tomi, disquisisce sull'umano,

ma un giorno la sua mente fa... patatrac! Un danno!

Lo rinchiudono, ahimè, in un posto strano,

un manicomio, dove il sole è sempre nano.

Ma un amico, un cuore grande, un esploratore,

va a trovarlo, per capire il suo dolore.

'Come ti senti?', gli chiede con apprensione,

e il pazzo ride, con un'aria di visione.

'Mi sento libero, amico mio, sereno,

questo è il posto più sano, te lo dico, appieno!

Il manicomio è là fuori, tra la gente,

queste mura ci proteggono, finalmente!

Nessuno giudica, nessuno ti tormenta,

qui siamo tutti uguali, una famiglia contenta!'

(Il pianoforte accelera un po', la voce si fa più intensa)

E allora, amico mio, che cerchi la verità,

ascolta il pazzo, la sua saggezza un po' matta.

Non cercare la follia tra queste mura,

ma fuori, nel mondo, dove l'anima è oscura.

(La musica si fa più lenta, riflessiva)

Chi può sapere dove si trova la ragione,

forse a Capo Peloro, o in una canzone,

o forse in un bicchiere di vino rosso,

o in un ricordo d'infanzia, un dolce rimorso.

(La voce si fa quasi un sussurro)

Ma la strada ti chiama, amico mio, lo sai,

e l'ombra della notte ti incalza, non ti fermare mai.

Tornerai, un giorno, in quel posto speciale,

dove ti sei sentito amato, un'emozione immortale.

(Il pianoforte tace, la voce si spegne)

E allora, amico mio, scegli il giorno,

e torna a cercare quel luogo, quel sogno.

Perché la vita è un viaggio, un'avventura,

e solo l'amore può darti la misura.

(Con un cambio di ritmo improvviso, un'atmosfera più epica, alla Toto)

E là, tra le dune del tempo che scorre,

c'è un'isola che aspetta, un tesoro da scoprire.

Sotto il sole cocente, tra cielo e mare,

la Sicilia ti chiama, non puoi più aspettare.

(La voce si fa potente, ispirata)

"Hold the line", amico mio, non arrenderti mai,

la tua anima è un guerriero, non temere gli dei.

"Africa", la tua terra promessa, è vicina,

apri il cuore al vento, alla vita, alla divina.

(La musica cresce d'intensità, un crescendo emozionante)

E allora, amico mio, parti, non temere,

la Sicilia ti aspetta, con le sue mille primavere.

Tra vulcani e templi, tra storia e leggenda,

troverai te stesso, la tua pace, la tua leggenda.

(La musica si placa, la voce torna roca e sgangherata)

E allora, amico mio, scegli il giorno,

e torna a cercare quel luogo, quel sogno.

Perché la vita è un viaggio, un'avventura,

e solo l'amore può darti la misura."


Cuore coraggioso, non temere oggi, perché Dio è il nostro pastore:

Il versetto di Geremia (23,4) promette che Dio stesso si farà pastore del suo popolo. Questo significa che non saremo abbandonati, che saremo guidati e protetti.

Non mancherà nessuno: Il pastore si prende cura di tutte le pecore, nessuna è dimenticata o abbandonata. Anche noi, singolarmente, siamo importanti per Dio e non saremo dimenticati.

Non dobbiamo temere né sgomentarsi: La paura e lo sgomento sono sentimenti umani, ma la promessa di Dio ci invita a superarli. Se Dio è con noi, chi può essere contro di noi?

Come vivere questo messaggio oggi:

Affidandoci a Dio: Nei momenti di difficoltà, quando ci sentiamo persi o spaventati, possiamo affidarci a Dio, certi che si prenderà cura di noi.

Ricordando le sue promesse: La Bibbia è piena di promesse di amore e di protezione. Ricordarle e meditarle può aiutarci a superare le paure e le ansie.

Vivendo con coraggio e fiducia: Sapere che siamo guidati e protetti da Dio ci dà il coraggio di affrontare le sfide della vita con fiducia e serenità.

Un pensiero aggiuntivo

Questo versetto ci invita anche a riflettere sul nostro ruolo di "pastori" verso gli altri. Siamo chiamati a prenderci cura di chi ci circonda, a offrire guida e protezione a chi ne ha bisogno.

Ricordiamoci che non siamo soli. Dio è con noi, è il nostro pastore, e si prende cura di noi. Non temiamo, ma viviamo con coraggio e fiducia, certi del suo amore e della sua protezione.

Bedda vita oggi!

VVB!

Vi ringrazio dell'ascolto!

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